Nel contesto dell’adozione di maggiorenni, il ruolo dei figli minorenni del coniuge dell’adottante non rappresenta necessariamente un ostacolo, soprattutto quando il maggiorenne da adottare è già parte integrante del nucleo familiare. La Corte Costituzionale ha evidenziato come, nelle cosiddette “famiglie ricomposte”, l’adozione possa consolidare ulteriormente legami già esistenti, basati su affetti e solidarietà. In tali famiglie, l’adozione di un maggiorenne può riflettere un’espressione di continuità affettiva e di impegno verso un membro della famiglia che già ne fa parte, rendendo l’adozione una naturale evoluzione di rapporti preesistenti.
Un aspetto importante in questo processo è che l’adozione non richiede necessariamente il consenso vincolante dei figli minorenni dell’adottante, purché vi sia una reale condivisione di intenti e una serena convivenza tra tutti i membri della famiglia. Questo approccio rispetta l’interesse dell’adottando e riconosce l’importanza dei legami di affetto già instaurati all’interno del nucleo familiare allargato.
La Corte Costituzionale ha sottolineato come l’adozione di maggiorenni, oltre a rafforzare vincoli affettivi, possa avere una forte valenza solidaristica, soprattutto in situazioni in cui persone anziane decidono di formalizzare un legame già esistente con una persona cara. Questo fa emergere l’importanza dell’adozione non solo come istituto giuridico, ma anche come strumento per garantire la continuità di legami affettivi e solidali.
In questa ottica, la Corte ha anche criticato la rigidità delle norme sul divario di età tra adottante e adottato, ritenendola potenzialmente in contrasto con il diritto all’identità personale, soprattutto quando l’adozione mira a consolidare un rapporto affettivo e di solidarietà già radicato.